“Changing place, changing time, changing thoughts, changing future” è la frase impressa al neon su un muro del giardino della casa, oggi un museo, di Peggy Guggenheim dove non solo vale la pena di passare davanti in barca, con il cavaliere di Marino Marini che ne sorveglia l’ingresso sul Canal Grande, ma anche entrare, per perdersi seguendo le linee di un quadro cromatico in bianco e nero di Ellsworth Kelly o il sublime profilo di una scultura di Brancusi.
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Véjo, Becoming Marni, 2015 – Courtesy Karla Otto
“Andata”: in fondo alla mostra, fredda ma puntualissima, del curatore/ artista Danh Vo a Punta della Dogana.
“Ritorno”: fino ai saloni della Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina con le riproduzioni in serie dell’Ercole Farnese per la mostra Portabel Classic curata da salvatore Settis e gemellata con Serial Classic nella nuova sede di Milano
“Passaggio”: sul ponte incessantemente calpestato dell’Accademia “la città ideale” dal titolo della mostra di Mario Merz, la migliore in una manciata stanze, verso i palazzi della riva opposta.
Biennale di Venezia – Photo by Stefan Simchowitz
I muri decadenti della mostra nel lontano Padiglione delle Seychelle quasi a Fondamenta Nuova, passando per le forme estetizzanti della bella (anche se sempre uguale a se stessa) mostra collettiva di Palazzo Fortuny; o le geometrie Veneziane della Casa di Carlo Scarpa che la famiglia apre al pubblico per osservarne lastre di metallo curve e colorate che ne dividono gli spazi e i pannelli di legno puntellati dai dipinti di Tancredi e Cy Twombly.
Jenny Holzer, DODDOACID 008769 BLUE WHITE, 2008 – Courtesy of Jenny Holzer, member Artists Rights Society (ARS), NY
Forme e oggetti che Jimmie Durham compone nelle sculture alla Fondazione Querini Stampalia per una mostra che riflette sui paradossi e luoghi comuni legati a Venezia “meta per artisti, registi, curatori, scrittori e intellettuali che ogni anno vi si recano in pellegrinaggio partendo da ogni parte del pianeta” passando immancabilmente per Piazza San Marco dove ammirare War Paiting di Jenny Holzer al Museo Correr o i dipinti “del Doganiere” Henry Rousseau a Ca’ Pesaro.
Venezia – Photo by Stephan Breuer
Arte tanta, forse troppa, da affogare nel cibo quando si chiudono finalmente gli occhi per aprire la bocca in uno dei incredibili ristoranti della città o ascoltare le note della Norma di Vincenzo Bellini al Teatro La Fenice nel nuovo allestimento affidato per regia, scene e costumi all’artista americana Kara Walker. Occhi che si riaprono sulla vista mozzafiato dalla terrazza all’ultimo piano del Bauer per il premio il premio Absolut Art Award.
Sol Lewitt – Peggy Guggenheim Collection – Photo by Stephan Breuer
Punti di vista, non uno ma molteplici e che attraverso, in immagini o parole da Arsenale e Giardini, dove, secondo Angela Missoni “La convivenza e interazione di memoria e futuro, locale e globale, poetico e politico impronta e argomenta infatti la mostra All the World’s Futures del direttore Okwui Enwezor,che costituisce un vero e proprio resoconto planetario della ricerca artistica contemporanea”- ai padiglioni nazionali e le fondazioni disegnando una passeggiata ideale nella città.